PROFUMI: il contributo della natura (da www.accademiadelprofumo.it)

PROFUMI: il contributo della natura

La natura è la fonte più ricca e impensata di sostanze odorose naturali che provengono da tutti i paesi del mondo e il loro principio olfattivo è contenuto nelle piante o negli animali.

Il regno vegetale

Le materie prime naturali di origine vegetale provengono  da varie parti delle piante, dalla scorza degli agrumi, dalle piante aromatiche, dai fiori, dai semi, dalle foglie, dalle varie parti degli alberi, delle radici, dei legni, dei rizomi e dei baccelli.

 

Gli agrumi sono i frutti solari delle nostre regioni mediterranee, bergamotto, arancia, mandarino, limone, pompelmo o esotici come limette e yuzu. Hanno in comune l’olio essenziale contenuto nella scorza, detta zeste: il loro principio olfattivo viene generalmente ricavato tramite spremitura. Appartengono alla categoria delle note esperidate. Questa denominazione proviene dalle tre Ninfe Esperidi che, secondo la mitologia greca, abitavano in un favoloso giardino situato ai piedi della catena dell’Atlante (Nord Africa). Avevano il compito di custodire i frutti d’oro (arance) che crescevano sugli alberi, che donavano l’immortalità e che Ercole, nel corso delle sue dodici fatiche, rubò. La loro nota è fresca e molto volatile, vengono utilizzate soprattutto nella preparazione delle eau de cologne e delle eaux fraîches. Sono note di testa

 

 

 

 

Le piante aromatiche dei nostri orti come l’artemisia, il basilico, l’alloro, la lavanda, la salvia, il rosmarino, ecc, legate alla casa e alla cucina soprattutto, danno vita nei profumi alla sfaccettatura aromatica, caratterizzata da vivacità e freschezza. Sono aromi che evocano la vita in campagna, legati alle tradizioni mediterranee e carichi di evocazioni di benessere.

 

 

I fiori definiti nobili, come la rosa turca, il narciso di Francia e il gelsomino di Grasse (che si coltiva nella cittadina provenzale dal 1560), oppure la tuberosa, l’ylang-ylang e la mimosa sono utilizzati in profumeria da tempo immemore.
Costituiscono la sfaccettatura che rappresenta il cuore della profumeria femminile ed hanno la capacità di suggerire tutte le sfumature della seduzione: dalla più tenera e romantica alla più esuberante o opulenta. Il profumiere può inoltre contare sull’apporto delle molecole odorose scoperte nel corso degli anni dai chimici e quelle ottenute grazie all’Head Space, che hanno aperto nuove aree della profumeria: le tonalità fiorite acquatiche e trasparenti, o verdi e primaverili, permettono di inserire nelle composizioni le note del loto, del gelsomino d’acqua o addirittura fiori con sfumature marine, oltre al delicato mughetto e la vellutata fresia. I petali dei fiori freschi, raccolti a mano nelle prime ore del mattino, possono essere trattati per enfleurage, distillazioni o estrazioni per raggiungere nuances olfattive diverse a beneficio della creatività.

 

 

 

Con il loro carico di esotismo e passione i semi utilizzati in profumeria provengono da territori lontani: l’Asia è la terra di origine di molte spezie dal carattere piccante, che infondono dinamismo e determinazione. Il pepe nero, la noce moscata, i chiodi di garofano, la cannella, o il preziosissimo zafferano, sono comuni anche sulle nostre tavole, altre, sono ancora velate di un pizzico di mistero, come il cumino, il cardamomo, la cascarilla (originaria dell’America) o le bacche rosa.

 

 

Dal Sud America proviene invece la fava di tonka, della quale si impiegano i semi essiccati. E’ originaria della valle del Rio delle Amazzoni e viene usata per aromatizzare le sigarette, il cacao ma soprattutto costituisce il simbolo della sensualità orientale nei profumi sia femminili che maschili. Il suo principio odoroso, la cumarina dall’aroma di vaniglia, è stato sintetizzato nel 1868. La maggior parte dei semi viene essiccata e ridotta in polvere ai fini di ricavarne il prezioso principio odoroso tramite distillazione a vapore acqueo e ultimamente ha beneficiato significativamente degli sviluppi tecnologici come la distillazione molecolare e l’estrazione con CO2.

 

 

 

Dagli alberi si possono estrarre sostanze odorose dalle molteplici sfumature, che dipendono in una certa misura dalla parte utilizzata: dai tronchi, come nel caso del sandalo, del legno di cedro, del legno di gajac, ecc.. si ricavano note dalle tonalità più secche, a volte leggermente affumicate; dalle radici, come il vetiver, si avranno come risultato sentori più umidi, terrosi, intrisi di mistero; del patchouli invece si utilizzano le foglie; anche alcuni licheni, come il muschio di quercia vengono utilizzati in profumeria per apportare note di sottobosco. Se ne estrae l’olio essenziale principalmente grazie ai sistemi di distillazione, tra i quali uno dei più recenti è il frazionamento, per sublimarne la purezza. L’uso di sostanze legnose in un profumo apporta un sicuro effetto raffinato, di una rigorosa eleganza.

 

I rizomi sono radici che si sviluppano vicino alla superficie e non in profondità. Sicuramente quello più prezioso per la profumeria è il rizoma dell’Iris di Firenze: viene decorticato, seccato per un anno intero (in passato tre anni) e triturato prima dell’estrazione, per produrre un rarissimo “burro di iris” dai costi molto elevati. Un altro rizoma utilizzato è quello dello zenzero, dall’aroma gradevole usato anche in cucina e dalle virtù farmacologiche, che appartiene alla categoria delle spezie fresche.

 

 

 

Dall’impollinazione di un’orchidea originaria del Messico che veniva fecondata grazie all’opera di un insetto nasce il baccello della Vaniglia. Quando questa pianta (liana) fu introdotta nel Madagascar nel 18° secolo, l’insetto non la seguì. L’impollinazione venne allora effettuata per lungo tempo a mano, da donne soprannominate “marieuses”, sino alla recente realizzazione di macchine per l’impollinazione meccanica. La sostanza è così preziosa e ricca di profumo che ancora ora viene applicato, oltre all’estrazione con solvente, il processo dell’infusione.

 

 

 

 

 

 

Il regno animale

In passato venivano utilizzati degli odori provenienti dalle secrezioni ghiandolari di alcuni animali, come quelle dello zibetto, un piccolo felino africano, o l’ambra grigia, una sostanza odorosa che proviene dalle concrezioni intestinali del capodoglio, una sorta di “calcolo”. Da non confondersi con la resina fossile utilizzata per fare gioielli, l’ambra grigia deve essere esposta all’azione fisico-chimica del sole e del mare per poter sprigionare il suo odore. Si presenta in blocchi il cui peso può andare da una decina di grammi a una decina di chili. E’ una delle quattro materie prime mitiche dell’antichità, insieme alla mirra, all’incenso e al musc. Viene ancora utilizzata sotto forma di infusione in alcool nel campo della profumeria malgrado la sua rarità e il suo costo che le fanno preferire delle riproduzioni sintetiche. Conferisce alle creazioni fascino e sensualità senza cambiarne la nota olfattiva.

Altri odori invece sono più marcati, come il musk, estratto dalle ghiandole sessuali del “chevrotin porte-musc”, un timido capriolo che viveva in Tibet e in Cina ormai quasi estinto, e il castoreo, sostanza che il castoro secerne per impermeabilizzare la sua morbida pelliccia dall’aroma massiccio, forte e robusto. Questi odori erano legati all’espressione della più alta spiritualità (il musc veniva considerato il profumo effuso dal corpo dei profeti e dei santi).

Queste sostanze sono state ormai sostituite da molecole di sintesi, dato che il loro utilizzo è spesso limitato e regolamentato in quasi tutti i paesi del mondo e il loro costo ha raggiunto livelli estremamente elevati.